lunedì 17 marzo 2014

‘‘Chi sono io per giudicare?



Ricordate le parole di Papa Francesco! ‘‘Chi sono io per giudicare?’’

·          Ma se non giudica non dovrebbe neppure governare, visto che per governare bisogna comandare!!!! 
 E per comandare bisogna saper condannare.. con giustizia...
·          E quanto ha detto è una bugia, per il semplice fatto, che tutti gli uomini giudicano ogni giorno anche per le piccole cose, lui non potrebbe governare la chiesa se non sapesse giudicare l'operato di chi gli sta attorno.... quindi l'affermazione è fasulla... "chi sono io per giudicare". O forse meglio dire astuta.

Ma chi è il giusto giudice se non Dio stesso!
Infatti l’uomo da giudizi parziali, Dio da giudizi totali. Perché L’uomo conosce solo la superficie delle cose, mentre Dio conosce tutto, la totalità della superficie e la totalità dell’interno dei pensieri e delle anime.
Ma dire, non sono nessuno per giudicare è un affermazione non sincera, visto che manca di coerenza, si perché se fosse coerente con il suo parlare non dovrebbe neppure amministrare il governo della chiesa. Per amministrare serve giustizia  oltre che intelligenza, onesta  e verità. ecc.
Il Signore semmai insegna, la giusta correzione che tutti i credenti cristiani devono fare, verso il loro prossimo, chiunque esso sia, anche se fosse il pontefice stesso.
Ma come ho già detto per fare una giusta correzione bisogna giudicare, perché senza un minimo di giudizio nessun uomo può dir nulla di nulla …. Neppure pensare.

/giudizio-e-correzzione.html

Quindi di che giudizio parla Gesù?
Parla della condanna che nessun uomo deve dare contro qualsiasi fratello, perché nessun uomo può conoscere perfettamente l’animo umano.
E cosa rientra nella condanna o nel condannare il prossimo?
Ci sono molte cose, che rientrano in essa, sotto i profilo religioso, principalmente la scomunica. Sotto il profilo umano, molte condanne possono  essere considerate una ingiusta condanna, proprio perché nessun uomo conosce l’animo di un altro uomo.
Ma se devo richiamare e correggere un mio fratello in me devo in qualche modo giudicarlo, ma non devo condannarlo è questo che Gesù ci fa capire, la condanna non deve essere fatta, perché un giudizio che rimane in noi non genera peccato, se esso non viene esternato.
per esempio dire:
“tu sei una persona cosi, cola, di su e di giù” questa è una condanna.
“Tu sei una poco di buono” è una condanna.
Ve ne sono molti tipi di parole che portano come conseguenza una condanna.

Però se io cerco di far capire ad un fratello che ha errato in un suo giudizio, in una sua parola o negli atti che ha fatto, possono cercare di richiamarlo anche vigorosamente pur di ottenere da lui il cambiamento, e non devo dire io non sono nessuno per giudicare, si può giudicare ma senza condannare, altrimenti il giusto richiamo, la giusta correzione non avrebbe alcun senso di esistere.

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